Taranto
I quadri di Sergio Simeoni (in arte Serpic) compongono una sorta di selva incantata, una giungla fitta di esotismi scaturiti da una fantasia sbrigliata, dirompente. Intrecci di rami diventano magmi, filature, sgocciolature di pigmenti acrilici agglutinati, espansi in furenti enigmatiche tensioni espressionistiche. Sembra che pittore si immerga sensitivamente nella magia di panici incantesimi. Le congestioni materiche lievitano di suggestioni, impulsi, suggerimenti dell’inconscio, distillano indefinite memorie esistenziali, si sostanziano di echi del gestualismo romantico della scuola americana degli anni Cinquanta reinventati con ruggente originalità. Il ricordo di Jackson Pollock appare acquietato, ingentilito. In spazi densi e misteriosi confluisce, come linfa vitale, il flusso di un’ebbra esaltazione. Blocchi di colore esplodono con impetuosa forza d’urto. Si aprono a ventaglio su fondi fiammeggianti o cupi, tra scintille di diaspro sgargianti, sontuose, code di pavone simili a cespugli ramificati nel vento.
…I quadri di Simeoni hanno la cupa profondità degli smalti o la luce splendente di mosaici bizantini devastati dal tempo. Sinfonie potenti dispiegano con trascinanti ritmi immagini allusive che, appena percepite, si dissolvono magmaticamente.
… Un analogo senso di precarietà affiora dai quadri di Simeoni. Ma è una precarietà riscattata da estro vitale, dalla forza di visionarie invenzioni che galleggiano nella mente e, d’improvviso, prendono corpo ora con furia aggressiva ora come apparizioni liriche toccate da lievissimi accenni. L’assoluta libertà dell’artista infittisce l’identificazione del proprio essere con l’atto stesso del dipingere in una raggiunta fusione di moti interiori e di sensazioni pittoriche. L’opera, anche quando tocca i vertici dell’improvvisazione, anche quando si origina dal gesto  liberatorio d’una fantasia sfrenata, persegue con sofferta concentrazione una lucida progettualità.  Le cromie sembano farsi grido e luce. La pittura raggiunge un effetto globale e si presenta all’occhio dello spettatore come un insieme denso, sfavillante oppure ombroso, ma sempre caratterizzato da originale unicità.
… Totem e obelischi “tascabili” compongono un divertissement di gusto biblico. Quei parallelepipedi irregolari, colorati, sembrano mimare residui di città cancellate dall’ira divina. Con lastre di vetro specchiante, poi, l’artista costruisce fantastiche piramidi, La materia leggera attribuisce agli oggetti trasparenze di apparizioni illusorie, di visioni morganatiche, trasformandoli in fragili tracce d’una storia dissolta nel sogno. 

Licio Damiani

Ottobre 8 @ 18:35
18:35 — 19:35 (1h)

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